La Storia ….

Lauria, la storia …

Nell’agosto del 1899 venne fondato il Club Nautico Palermo che, nel 1901 cambiò la denominazione in Regio Rowing Club Palermo e, nel 1902, in Real Club Nautico Roggero di Loria (non Lauria).

Dal 13 gennaio 1906 la nuova denominazione sociale diventò Reale Società Canottieri Roggero di Lauria.

All’inizio il circolo aveva sede nel porto di Palermo, sopra un bastimento ancorato al braccio del molo nord (sede in comune con il Sicania Nautical Club) e, successivamente, nel 1901, trasferì la sede in un capannone esistente nella Cala di Palermo, nel quale precedentemente si depositavano le merci per effettuare il controllo doganale quando provenivano via mare dal continente.

Lo scopo dell’associazione era il canottaggio ed il panfilamento.

Presidente del circolo dal 1902 Michele Vannucci. Ignazio Florio era il Presidente Onorario, avendo donato il bastimento-sede.

I soci, tutti civili benestanti, alla fondazione erano ventidue. Nel 1901 aumentarono a quarantasei.

Ogni socio pagava una quota mensile di sei lire.

Il guidone sociale recava in campo celeste una croce di Malta bianca.

I soci si distinguevano in allievi, vogatori, timonieri (istruttori) e seguivano una rigorosa disciplina gerarchica.

La divisa sociale per la voga era formata da una maglia con i medesimi colori del guidone, calzoni blu a gambale, berretto di tela bianca; per le regate berretto alla fantina con i colori del guidone.

La divisa sociale constava di un berretto alla capitana blu con visiera lucida di cuoio e sormontato dal guidone sociale, di una giacca alla capitana a due svolte con bottoni dorati con ancora in rilievo, di calzoni bianchi per l’estate e blu per l’inverno.

Nella tenuta di voga il solo timoniere era autorizzato a indossare una giacca bianca e a portare il berretto da passeggio.

I componenti del Consiglio di direzione si distinguevano per i gradi che ornavano il guidone sul berretto: il presidente portava sul campo celeste due palline d’oro; tutti gli altri membri della direzione ne portavano due nel guidone a punta, i soci fondatori una soltanto, gli aderenti il semplice guidone. I timonieri istruttori e capivoga si distinguevano dal nodo d’oro al braccio destro. Tutti gli altri soci portavano la divisa senza distintivo.

Nei locali e sulle imbarcazioni del club era assolutamente vietato giuochi e scommesse in denaro. Molti doni venivano offerti per arricchire i premi delle numerose regate.

Nel 1902 il prefetto di Palermo donò un remontoir d’oro per le regate del due ottobre.

Nei primi anni del novecento fu direttore sportivo Antonino Pisanti.

Nell’estate del 1902 furono organizzate molte gare di canottaggio, tra le quali la Palermo – Termini e ritorno.

In quello stesso anno il club ottenne l’alto patronato del Re e prese il nome di Real Club Nautico Palermo, aggiungendo la denominazione “Roggero di Loria”, in onore dell’ammiraglio nato a Lauria intorno al 1245, che combatté, sempre vittorioso, molte battaglie navali al servizio del Re Pietro d’Aragona.

Nell’aprile il club ottenne  uno straordinario successo con l’armo “Per cominciare” che vinse un’importante gara a Napoli.

Dalla fusione del Real Club Nautico Roggero di Loria con il Sicania Nautical Club si formò nel gennaio 1906 la Reale Società Canottieri Roggero di Lauria.

Nel 1907 si pubblicò un primo Statuto.

La bandiera: guidone azzurro e bianco con due stelle, una bianca al centro della metà azzurra che stà dalla parte dell’asta e una azzurra al centro della parte bianca.

Lo scopo: promuovere lo sviluppo e l’incremento dello sport nautico in genere e del canottaggio in specie.

Negli anni 1906 – 1910 si svolsero molte gare di canottaggio a cui parteciparono onorevolmente i soci del circolo.

Nel maggio 1906 si disputò la gara di canottaggio “Perla del Mediterraneo”, ideata da Vincenzo Florio (nella foto), consistente nel periplo della Sicilia con partenza da Palermo e tappe a Messina, Catania, Siracusa, Porto Empedocle, Trapani e ritorno a Palermo. Premio per il vincitore era una targa d’oro, in cui era incastonata una perla, del valore di ottomila lire.

Nello stesso maggio nelle acque di Villa Igiea si svolsero le Regate Nazionali a remi, che la società palermitana continuò ad organizzare negli anni seguenti.

In occasione del VII Congresso Magistrale Nazionale, tenuto a Palermo nei giorni dall’otto al dodici settembre 1907, nello specchio d’acqua di fronte a Porta Felice si svolsero varie gare organizzate dai Canottieri: regata di yole a quattro vogatori di mt. 1200 con giro di boa; prova della corda tra yole a quattro vogatori; regata – gimcana tra yole a quattro vogatori con giro di boa, cambio di timoniere, etc.; regata – gimcana a remi e a nuoto.

Nel 1908 la sede si trasferì dalla navetta del porto in Piazza Castello, dentro il Forte di Castellammare.

Nel 1912 la società si trasferì nuovamente, questa volta in un capannone della Cala, dove ora sorge il mercato ittico. Il capannone, ristrutturato ed adattato alle necessità del circolo costituì una modesta sistemazione. Una saletta, dove i soci si riunivano anche per giocare a carte, uno spogliatoio, e i servizi forniti di doccia, ma ancora sprovvisti di acqua calda.

E la storia … continua …

 

 

 

 

 

 

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Prefettura di Palermo – Gabinetto, B. 395, 1906-1907, A.S.P.A. 

 

VII Congresso Magistrale Nazionale, settembre 1907 – programma Alfano E., op. cit., p. 195. 
Roberto Urso, 80 anni di storia del Club Canottieri Roggero di Lauria, Palermo, 1982. 
Maria Barbera Azzarello, “Vediamoci al Circolo” 2003 Sellerio Editore. 
 

 

Chi era “Roggero di Lauria”?

 

A parte le cronache del tredicesimo secolo, diverse fonti hanno testimoniato la grandezza e la storicità del “gran capitano”: i documenti diplomatici, le fonti letterarie, le notizie degli storici moderni, l’archeologia.
Le strutture superstiti del castello di Lauria, per quanto in parte distrutto, lo stato assolutamente precario di conservazione, l’ampia vegetazione che lo ricopre, non riescono in ogni caso a nascondere i segni di una antica grandezza, dimostrata innanzitutto dal modello della pianta che vagamente ricorda il più noto Castel del Monte federiciano. Il maniero, risalente all’età gotica, in posizione dominante e completamente imprendibile, era una rocca che sorgeva a guardia e a minaccia della valle per ricordare da secoli sia la forza di Ruggiero che il fascino del suo antico casato.
Riccardo, il padre del “gran capitano”, tenuto in tanta considerazione da Federico II da esser nominato viceré delle terre di Bari e Gran Giustiziere della Basilcata, a questa data aveva certamente fissato la sua dimora nel castello di Lauria che, come sostiene il Muntaner, doveva essere “il più cospicuo” dei ventiquattro castelli sottoposti al suo comando, nelle cui segrete nobili personaggi invisi a Federico sarebbero stati custoditi dall’illustre Giustiziere.
La fedeltà di Riccardo agli Svevi è testimoniata anche dalla sua gloriosa morte nella battaglia di Benevento (1266), ove cadde combattendo gloriosamente al fianco di Manfredi dove maggiormente infuriava la battaglia, mentre gli altri, fuggendo, risparmiavano la vita. La morte di Manfredi e la successiva decapitazione di Corradino, “l’ultimo vento di soave”, segnarono il definitivo declino degli Svevi e la successiva dominazione del sud d’Italia da parte degli Angioini, che fissarono a Napoli la capitale del regno, sottoponendo ad un esoso fiscalismo le terre meridionali, particolarmente la Sicilia, esautorata e desiderosa per questo d’indipendenza.
Costanza, la figlia di Manfredi, che nel 1262 aveva sposato Pietro III d’Aragona, accampando diritti di successione sul regno di Sicilia, faceva continue pressioni sul marito perché recuperasse con la forza le terre che erano state strappate al padre. L’aragonese, sebbene in principio fosse titubante nell’intraprendere una guerra contro Carlo d’Angiò, in possesso allora di un forte esercito e di una flotta numerosa, differì ad altro tempo l’impresa. Ma la sollevazione del Vespro (lunedì di Pasqua 1282), provocato, come sostiene l’Amari, dalle violenze angioine, aveva indotto i palermitani a gridare “mora, mora”, (morte ai francesi!) e a scacciarli infine da tutta l’isola. Era l’occasione che Costanza aspettava per vincere le ultime resistenze del marito, che, ascoltando i consigli del giovane Ruggiero di Lauria, preparò un piano per attaccare la Sicilia.
Certamente quel giovane, già titolato, godeva a tal punto della stima del suo re da essere ritenuto tra i suoi più fidati consiglieri. Ma quando e come Ruggiero era arrivato nella Spagna aragonese? Vi era stato condotto da sua madre, donna Bella (Isabella Lancia), la quale, già madre di latte di Costanza, l’aveva poi seguita con i suoi figli in Aragona per le nozze con Pietro III, come testimonia il Muntaner nella sua Cronaca: “Era Ruggiero di nobile lignaggio, sebbene appartenesse alla classe dei signori di Senera e sua madre donna Bella fosse donna molto discreta, buona ed onesta, di casa di madama Costanza, che accompagnò in Catalogna e che fino alla morte non abbandonò, come pure giammai abbandonò il figliolo Ruggiero, che educossi alla corte, dove giunse giovinetto”. Manuel Josè Quintana, autore di “Vida de Roger de Lauria”, ci ha fornito il miglior ritratto del giovanissimo Ruggiero: “Nessun marinaio, nessun guerriero, lo superò mai nelle virtù militari e navali e nelle tante vittorie. Di statura piuttosto piccola, ma forte; di portamento grave ed equilibrato, dimostrò fin da giovanetto di essere destinato ad un avvenire pieno di dignità, di autorità e di gloria. Nelle manifestazioni competitive, nei tornei, nelle gare, nessuno poteva eguagliarlo e tantomeno superarlo nell’eleganza del suo comportamento, nella sua forza, nella sua destrezza”. Lo storico aragonese, pur non potendo dimenticare le origini italiche del futuro “gran capitano”, così conclude: “Pur essendo nato fuori di Spagna ed appartenente al lignaggio straniero, lo ho collocato tra i nostri uomini più celebri, perché fin da piccolo fu educato in Aragona, dove si formò e dove si stabilì. Combatté per l’Aragona, alla testa sempre di forze aragonesi: le sue  battaglie, la sua gloria, le sue virtù e persino i suoi vizi ci appartengono”. Al di là del comprensibile desiderio di appropriazione ”causa dignitatis”, vi sono stati in seguito altri e diversi tentativi di negare il legame di Ruggiero con il Sud d’Italia, cui non si sottrae neppure Giacomo Racioppi che, pur definendo il Lauria “il più grande uomo di mare dei mezzi tempi, fino ad Andrea Doria”, non manca di sottolineare: “Non è certo che nascesse nel paese di Lauria; anzi da documenti spagnoli accennati dall’Amari parrebbe che fosse nato nella prossima Scalea, ma la sua famiglia ebbe in feudo Lauria; e di qua il titolo alla famiglia stessa, la quale, forse vi risiedeva”.

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