“Bulbo Matto”, diario di bordo…
Cari amici,
A questo punto eravamo più che pronti a partire, ma rassegnati ad aspettare ancora un giorno, e Invece la zattera ė arrivata, inaspettatamente, bella revisionata e impacchettata, con tante scuse per problematiche misteriose comunque superate, con un conto doppio del normale, ultima definizione necessaria e indispensabile per affrontare qualunque navigazione, figuriamoci 80 miglia di oceano aperto fino a Grenada e sei mesi di navigazioni tra miriadi di isole, coralli e pericoli vari.
Comunque sia, paghiamo con un sorriso un pò tirato, considerati i quattro giorni di telefonate e maledizioni varie, carichiamo tutto, facciamo dogana (alle 22!), e andiamo a dormire, si fa per dire, con l’eccitazione e la stanchezza che ci troviamo addosso. Sveglia puntata alle 5:30 per riuscire ad arrivare all’ormeggio a fine traversata con la luce del giorno.
La mattina dopo siamo un pò stonati ma concentrati e determinati. Affrontiamo la ‘Boca’ più vicina, un breve, stretto tratto di mare tra Trinidad e la più vicina delle isolette che in fila indiana la separano dal Venezuela, e siamo subito fuori, in Atlantico. Un’alba piovigginosa, spettacolare, gorghi incredibili di corrente nera sotto la barca, nuvole, acqua e arcobaleni in cielo. Subito l’aliseo, teso, di traverso stretto, e l’onda lunga al mascone. Una navigazione non proprio comoda, a tratti bagnata, parecchio stancante. Barche incrociate molto poche, tutte pacifiche, di pirati neanche l’ombra. Non è che siano episodi tanto frequenti, ma dal Venezuela erano arrivate notizie non tanto buone e un minimo di apprensione comunque c’era..
Una lunga traversata, fiocco olimpico e due mani di terzaroli, sempre sugli 8 nodi di velocità media. Si timona a turno, e anche il pilota automatico fa la sua parte. Arrivati quasi a destinazione, un groppo di quelli giusti, pioggia e 40 nodi di raffica, tanto per accoglierci al meglio e invitarci in fretta al primo ancoraggio disponibile, a Prickly Bay. Siamo piuttosto distrutti e cotti dal vento e dal sole. Giuseppe (Niki) il marinaio felice al suo primo oceano, Paola, la meno "velica" dell’equipaggio, bruciata dal sole, ha comunque resistito benissimo, Carmelo, un pò appesantito dai kg e dai postumi di un piede rotto, ha fatto egregiamente la sua parte, tranquillo e perfettamente a sua agio. Il vostro capitano stanco ma finalmente felice di essere di nuovo in navigazione..
Doccia e cena, alle 8 siamo tutti a dormire, 10-11 ore di sonno basteranno, forse, a rimetterci in sesto..
Fulvio