BULBO MATTO – Diario di bordo…
…si torna ai Caraibi..!
Venerdì 15 marzo 2013
Un test di vela felice
Una volta, prima che inventassero i caschi integrali, si diceva che un motociclista felice si riconosceva dai moscerini sui denti. Ancora oggi si potrebbe dire che un velista felice si può riconoscere dal sale sui denti.. Che ne dite, facciamo un test di vela felice? Vediamo: pensiamo ad una bella giornata, giusto? Sole e aria tersa, con tante isole intorno tra cui scegliere, tutte da vedere e visitare. Temperatura? 28-30 gradi, ok? Vento? Facciamo 20 nodi al gran lasco, onda 50 cm, ok? La barca, sportiva quanto basta, carena pulita, fa 8-9 nodi senza fatica, a tutta vela. Dopo un’oretta o poco più, tanto per cambiare, potremmo continuare di bolina, magari al ridosso di una bella isola verde, però con non più di 10-12 nodi di vento perché non vogliamo bagnarci nè tanto meno prendere terzaroli nè faticare più di tanto. Sarebbe bello scoprire di fare così 7 nodi e mezzo e magari anche 8.. Poi troviamo una bella boa, gratuita, ovvio, nel bel mezzo di un parco marino dedicato a Custeau. Però, per piacere, non più di 3-4 barche intorno, niente motoscafi, niente stereo. Sotto di noi, a non più di 7-8 metri di profondità, per piacere, un tappeto di coralli in un’acqua trasparente almeno come quella di Ustica, ok? E ovviamente un mucchio di pesci tropicali di ogni colore, tartarughe, sogliole, seppie, ecc, del tutto indifferenti, per piacere, alla vostra presenza, in modo da poterli osservare in tutta tranquillità. Intanto la brezza si mantiene stabile, tiepida e morbida in modo che potete fare ciò che volete, leggere, dormire, scrivere, sognare, senza problema alcuno.. Ma sognare cosa? Non è già questo un sogno? Ti guardi intorno e scopri di essere tu quello alla boa nel Parco Custeau di Guadalupa, che la barca del sogno è la tua, che la giornata è quella che stai vivendo tu, oggi. Una giornata da queste parti "normale" .. O eccezionale?
Amici eccoci a Dominica
Ieri Grand tour della Dominica. Con 25 euro a testa, insieme a due simpatiche coppie di amici italiani trovati in rada a Prince Rupert Bay, abbiamo fatto in pulmino il giro completo della Central Forest Reserve dell’isola, dominata dai 1445m del Morne Diablotin, la cima più alta delle West Indies, cioè di queste isole minori dei Caraibi. È stata una lunga giornata, i chilometri non sono tanti, ma le curve sì, e i racconti dei tre equipaggi ci hanno fatto una gran compagnia, come sempre in questi casi. Loro avevano fatto la traversata senza l’assistenza dell’ARC, e se l’erano cavata benissimo, pur con barche non certo nuove né grandi o confortevoli. Anche loro come noi giravano per isole, un pò turismo un pò relax. Insieme abbiamo scoperto e apprezzato questa isola dalla natura prorompente. Prima un giro nella riserva degli indiani Caribi, lungo la costa est, quella battuta dei venti dominanti e dalle onde. Una piccola comunità autonoma ma ben integrata che ha ormai quasi perso l’idioma originario, ma i cui tratti somatici di tipo asiatico sono ben distinguibili, spesso mescolati con quelli africani o europei del meticciato. Piccolo artigianato di fibre vegetali, maschere di legno di felce arborea, oggettini e collane. E canoe anche di 12-13 metri ricavate in pezzo unico dai trochi dei gommier, gli immensi alberi della gomma di queste foreste. Poi una passeggiata all’Emerald Pool, una cascata nel bosco (ce ne sono decine), un bel sentiero curato, un centro visitatori completo di pannelli didattici e posto di ristoro, guardiaparco gentili e competenti. Nell’isola, 751 kmq in tutto, ce ne sono almeno 15, tutti ben serviti e valorizzati, con un pass di entrata settimanale che costa meno di dieci euro. Per i veri trekkers, c’è anche un sentiero di quasi 200km in 12-13 tappe da nord a sud che li tocca quasi tutti. Infine ancora una camminata al Syndacate Fall, non solo un’altra cascata, ma un santuario della natura, alberi immensi, foresta vergine popolata dai pappagalli autoctoni dell’isola, tipo Amazzonico Imperiale e quello dal collo rosso o "Jaco". Qui, nella zona nord di Dominica, c’è poi il Cabrits National Park, un promontorio con il Fort Stanley appena restaurato a guardia della baia, e il tranquillo Indian River, navigabile per un bel pezzo (a remi per rispetto della natura), tra mangrovie, alberi, liane, aironi e altri uccelli. Si potrebbe passeggiare, nuotare, esplorare, fotografare, ascoltare gli elementi per giorni, senza quasi tracce umane in giro. Solo foreste e montagne con il mare sullo sfondo a 360º. Non è per questo che siamo qui?
Andar per isole, Dominica
La Dominica è un’isola meno sviluppata delle due, Martinica a Guadalupa, che le stanno a fianco, una sud e l’altra a nord. È indipendente e senza un aeroporto internazionale e senza un neanche un porto fatica ad attrarre il turismo internazionale. Giusto le navi da crociera e le barche senza fretta che hanno voglia e tempo per esplorare la natura qui ancora più rigogliosa e predominante che altrove. Noi ci siamo arrivati dalla Martinica, dopo un’altra traversata esilarante al traverso di poche ore e di grande soddisfazione. Roseau, la capitale, non offre molto, giusto un mercatino turistico allegro e ben organizzato in un giardinetto di fronte all’attracco delle navi e qualche edificio in stile coloniale. Ma a pochi chilometri a monte già le case sono scomparse e la foresta pluviale copre ogni metro quadrato disponibile, quale che sia la pendenza delle montagne. Magnolie, felci, fiori, piante dalle nostre parti considerate ornamentali, fiumi perenni, cascate ovunque, una meraviglia. Noi ci siamo finalmente avventurati in una passeggiata seria, alcune ore su e giù intorno al Freshwater Lake, in quota, un sentiero curatissimo e spettacolare. Poi un bagno rigenerante nel Titou Gorge, una gola larga no più di due metri tra due pareti di basalto alte almeno 10m. Una specie di Alcantara ancora più stretto e tortuoso, con la foresta sopra e sulle sponde: indimenticabile. E questo ci dicono essere solo l’inizio: al nord l’Indian River navigabile, ad est gli insediamenti degli ultimi Caribi, gli abitanti originari di queste isole, poi sottomessi o sterminati dai colonizzatori europei. Senza parlare delle immersioni che ci dicono le più belle dei Caraibi. Ma di questo parleremo solo dopo avere visto e vissuto.
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Bulbo Matto, il Sun Fast 43 in navigazione ai Caraibi, offre per il mese di maggio ospitalità in condivisione delle spese e del lavoro a bordo. Nella quota sono compresi carburante, tender, gennaker, lenzuola e tovaglia, tasse doganali e assicurazione. La quota è di 50 euro al giorno, escluso la cambusa e gli eventuali ormeggi. L’itinerario di imbarco e sbarco è consultabile sul sito www.archeosailing.com e va concordato con lo skipper palermitano Fulvio Croce, che sta formando l’ equipaggio per prendere parte alla famosa Antigua Sailing Week dal 28 aprile al 3 maggio. Ad Antigua si arriva con volo diretto da Roma e Milano o vi Londra. Per info contattare lo skipper alla mail fulvio.croce@gmail.com
C.C.R.L.